Il codice da Vinci è a Locarno
«Il primo ad accorgersi che queste mura avevano qualche cosa di particolare, qualche cosa di diverso, che li distinguevano da quelle di altri castelli in Svizzera o nel nord dell’Italia, è stato, come spesso era capitato, il professor Johann Rudolf Rahn. Già nel 1894 aveva osservato che il rivellino del castello di Locarno gli ricordava un disegno di Leonardo».
A raccontarlo è lo storico Marino Viganò nel corso di un incontro tenutosi tra amici una sera d’estate del 2007. Si intrecciano così momenti, avvenimenti e personaggi che hanno fatto la nostra storia, ma il nome «Leonardo da Vinci» accanto ad uno dei monumenti più interessanti del nostro Cantone non viene mai pronunciato nei documenti ufficiali, in quelli che si trovano negli archivi, in Svizzera o all’estero. Eppure… forse ci voleva proprio, oltre alle intuizioni di Johann Rudolf Rahn, un uomo, uno studioso, incaricato dei moduli di storia dell’architettura militare alla scuola di specializzazione in storia dell’arte dell’Università Cattolica di Milano. Uno specialista di storia militare che in Italia ha avuto modo di approfondire un suo Medio Evo, la capacità di viverlo, tradurlo nel nostro linguaggio e il coraggio, per alcuni la temerarietà di pronunciare un nome che a dirlo, suscita sempre un immenso interesse.
Perché dire «è di Leonardo da Vinci» e non poterlo documentare significa due cose; il rischio di andare incontro al ridicolo, nel caso qualcuno possa provare (con serietà) il contrario, oppure, avere basi talmente solide e verificate da poter dire «Quest’opera non può essere altro che di Leonardo». Dal momento della prima intuizione al momento di formulare apertamente questa ipotesi sono passati alcuni anni. Sono stati anni di verifiche, di confronti, di osservazioni, di giornate e giornata passate negli archivi, nell’osservare carte e piani, leggere relazioni di viaggiatori, ambasciatori, militari e politici.
Illustrazione: Città di Locarno